Colori d'autunno

Colori d'autunno
“ Storie che vanno via veloci disperdendosi al vento come fili di fumo. Il fumo è testimone di un fuoco. La legna finisce, il fuoco si spegne. Rimane l’odore del fumo, che è ricordo. Del fuoco resta la cenere, che è memoria. Rovistando tra la cenere si pensa al fuoco che fu. Ricordare fa bene, è un buon allenamento per resistere e tirare avanti.” (Mauro Corona)

giovedì 6 aprile 2017

COLLI EUGANEI: Alla scoperta dell' Orchidea misteriosa



In compagnia del gruppo G.I.R.O.S. sez. Colli Euganei su una distesa di Ophrys sphegodes 


E fu così che in un tiepido pomeriggio di fine marzo, approfittando della piacevole compagnia del gruppo G.I.R.O.S. sezione Colli Euganei, decidemmo di metterci in marcia, alla scoperta di una misteriosa orchidea: la Barlia robertiana (Himantoglossum robertianum). Un’orchidea che in Italia settentrionale, è molto rara a trovare, salvo che in alcune zone della Liguria, mentre è più diffusa al sud e nelle isole maggiori. Le foglie basali si possono notare già a fine dicembre, mentre la fioritura ha inizio verso gennaio-febbraio sino ad aprile. Quindi, un'orchidea molto precoce rispetto ad altre.

Barlia robertiana
L’obiettivo che ci eravamo proposti quel pomeriggio, era costatare se quest’orchidea dal colore porpora-violaceo, dalla conformazione tozza e dall’aspetto appariscente, avesse trovato terreno fertile anche qui sui Colli Euganei, all’interno di un Parco dove la natura, specialmente in questo periodo, si veste di particolare bellezza. Inutile dire che, fra noi, c’era molta curiosità. Iniziammo il percorso che sembravamo dei ragazzini alla ricerca di un fantomatico tesoro la cui presenza stimolava alle più svariate ipotesi, la nostra fantasia. Proseguimmo per un breve tratto di salita asfaltata, costeggiata da una lussureggiante vegetazione, dove si notavano le fioriture dell’Ophrys sphegodes (Fior ragno), della Vinca major (Pervinca maggiore) e della Globularia punctata (Vedovella dei prati).

Ophrys sphegodes 
Un tripudio di colori e profumi ci inondava il respiro rendendo più leggero il nostro cammino. Arrivati a un bivio, ci inoltrammo in uno stretto sentiero che introduceva in una sorta di tunnel ombroso composto da alberi di roverella e carpino nero. Giunti a un certo punto, fummo rapiti dalla costante presenza di orchidee spontanee non ancora in piena fioritura, alcune, con le sole rosette basali. Dovevamo stare attenti a non pestarle, tanto erano ravvicinate. L’Orchis simia (Orchidea omiciattolo) iniziava a dischiudersi, facendo apparire, alla sommità, i primi fiori rosso – violacei. Anche l’Orchis purpurea (Orchidea maggiore) era in fase di crescita. Mi capitò di notarne una ancora avvolta dal verde lembo della foglia che la proteggeva come se fosse nel grembo materno; il futuro gambo, sembrava invece un cordone ombelicale che la univa alla Terra. Uno spettacolo nello spettacolo. La Natura diventava Madre, pronta ad accogliere e allevare, un’altra creatura.

Orchis purpurea
Poco più in la, notai un altro esemplare di Orchis purpurea già ben formata sorretta da un gambo giovane e snello. La sua infiorescenza appariva ancora in forma racchiusa e oblunga. A un certo punto, vidi una parte del gruppo muoversi in maniera concitata verso un lato del sentiero. All’inizio non capii il perché di tanta agitazione, poi, ne realizzai il motivo. Il fantomatico tesoro tanto agognato era diventato realtà. L’orchidea misteriosa, di colpo, si era materializzata davanti ai nostri occhi. Eccola, finalmente, la Barlia robertiana. Bella, elegante, profumata. Se ne stava li, insieme con altre sorelle meno appariscenti. Sembrava aspettasse una nostra visita. Impettita come una primadonna, si mostrava in tutta la sua leggiadria, pronta a essere immortalata dai click delle nostre fotocamere. A turno, allora, ci mettemmo davanti a lei ad osservarne l’aspetto e cercando di catturarne ogni minimo particolare, anche il più nascosto. Quando anch’io ebbi modo di avvicinarla, rimasi estasiato dalle sue forme che, seppur tozze, ingrandite dalla lunghezza focale del teleobiettivo, mi apparivano perfette. Scattai diverse foto, in continuazione, senza distogliere l’occhio dal mirino della fotocamera: non volevo perdermi un solo istante. Visto la sua rarità, era mio desiderio averne un’immagine nitida e reale. Ora che tutti l'avevamo immortalata sui sensori delle nostre fotocamere, un po’per volta, in silenzio, iniziammo ad allontanarci da quella bellezza misteriosa così inattesa e rara. Un silenzio rispettoso, che sapeva quasi di ringraziamento. Consapevoli di aver vissuto un momento di autentica magia, continuammo soddisfatti l’itinerario verso altri sentieri, godendo di nuove meraviglie, che la Natura poneva davanti ai nostri occhi.  











Link di riferimentohttp://www.giros.it/main.htm
                                            http://www.giros.it/sezioni/colli_berici.htm
                                            http://www.actaplantarum.org/acta/galleria.php