Colori d'autunno

Colori d'autunno
“ Storie che vanno via veloci disperdendosi al vento come fili di fumo. Il fumo è testimone di un fuoco. La legna finisce, il fuoco si spegne. Rimane l’odore del fumo, che è ricordo. Del fuoco resta la cenere, che è memoria. Rovistando tra la cenere si pensa al fuoco che fu. Ricordare fa bene, è un buon allenamento per resistere e tirare avanti.” (Mauro Corona)

giovedì 24 dicembre 2015

BUON NATALE!



Galaverna a Teolo



Questo, è stato un anno ricco di sorprese e soddisfazioni. Innanzitutto per aver avuto la possibilità di realizzare la pubblicazione di un libro. Un sogno diventato realtà! Un traguardo che vorrei condividere con voi essendone, inconsapevolmente, partecipi. "I MIEI SENTIERI", sono diventati anche i vostri sentieri perché, insieme, li abbiamo percorsi in tutte le stagioni dell'anno, ammirandone, di volta in volta, le bellezze naturali che li circondavano, con l'impossibilità di non restarne, in ogni momento, affascinati. 
Spero, con il nuovo anno che sta per arrivare, di accompagnarvi ancora per altri sentieri, altre insolite emozioni, in un interminabile cammino, verso l'incontaminato splendore di Madre Natura.                                                                                                                            Grazie per essere così presenti e vicini al mio blog.  

Un sereno e felice Natale a tutti voi
AUGURI!

mercoledì 9 dicembre 2015

Colli Euganei: è uscito il libro " I MIEI SENTIERI"




Finalmente è uscito il libro! 
Gli itinerari dei Colli Euganei postati sul blog, ora sono finalmente un libro!

Un progetto iniziato un paio d’anni fa quando, nell’osservare la foto di un albero scattata durante un’escursione sui Colli, mi venne l’ispirazione di descriverne l’esile forma. Così, presi carta e penna e incominciai a scrivere. E mentre scrivevo, m’accorgevo che mi uscivano quasi spontaneamente, nuove informazioni, nuovi particolari che messi insieme, arricchivano ulteriormente il contesto di quella descrizione, tramutandola, alla fine in un racconto che intitolai, ovviamente, “L’ESILE ALBERO”. Ed è proprio a quell’esile albero che mi sento particolarmente legato perché fu il punto di partenza, di questo lungo cammino. Infatti fu da lì, che un susseguirsi d’idee, riflessioni, ricordi, emozioni, divennero, con l’ausilio d’immagini fotografiche, una continua risorsa per i miei racconti. 

Un’esperienza, come ripeto, bellissima che mi ha dato l’opportunità prima di tutto, di approfondire maggiormente la conoscenza degli Euganei, con ricerche legate all’ambiente, alla flora, alla fauna; e poi perché ho potuto finalmente esprimermi, gettando su carta stati d’animo tenuti troppo a lungo dentro di me , tra timori e incertezze. Avevo capito di aver trovato, finalmente, un filo conduttore, solido, dove appendere le mie idee, i miei pensieri, i miei ricordi. Il foglio di carta, quindi, non aveva più l’aspetto di un muro bianco e invalicabile. Ora lo vedevo riempirsi d’inchiostro che fluiva in piccole parole, che si delineavano una dopo l’altra, velocemente, disordinatamente, con segni, riferimenti, postille. Su quei fogli di quaderno, zeppi di emozioni, regnava la confusione. Una confusione che, però, mi allietava, mi realizzava, mi faceva sentir bene. Avrei pensato più avanti, a mettere frasi e concetti al loro posto. L’importante era scrivere, buttar giù quello che avevo dentro. Così, pian piano, nacque l’idea di scrivere un libro. Un libro che volevo dedicare alla natura dei Colli Euganei e alla loro bellezza che ritengo sia un bene prezioso da vivere e ammirare. 

Ho intitolato questo libro “I MIEI SENTIERI” non a caso. L’ambiente euganeo, infatti, è raccontato sotto una luce diversa da come, di solito, è rappresentato. Alla fine, l’immagine che ne scaturisce, è un’ immagine del tutto personale, unica. In questi racconti, scritti in stile narrativo, la trama segue un filone quasi romanzesco, che parte da scenari inerenti alla nostra quotidianità, per inserirsi gradualmente, nel contesto vero e proprio dell’itinerario. Non, quindi una guida itinerante, ma un invito a seguirne, fin dall’inizio, il suo percorso sulle ali della curiosità e della fantasia. Un preludio, dove il lettore, prima di immergersi nella natura degli Euganei, partecipa, con le proprie emozioni, a quella che è la realtà del quotidiano. Scampoli di vita tra le mura domestiche, una passeggiata lungo l’argine di un fiume, bambini che giocano per le strade di periferia; incontri occasionali, curiosi, come quello di un bastardino, dalle movenze particolari e goffe, trovato durante un’escursione al Ceva o tragicomici, come quello di un pescatore, al continuo inseguimento di una preda che non arriverà mai. Momenti dove i sentimenti, si accavallano a sensazioni ed emozioni facendo percepire, a chi legge, quali sono gli stati d’animo vissuti dal sottoscritto e dai protagonisti. Momenti che ho voluto inserire nei miei racconti e che sono di accompagnamento, attraverso la natura, alla scoperta delle recondite bellezze de: I MIEI SENTIERI

Nei primi due capitoli, inizio raccontando di come mi sono avvicinato alla natura e ai miei primi passi mossi accanto a lei. Lei che mi è stata anche Madre, accogliendomi a sé, educandomi, trovando il modo per conoscerla e ad amarla. Penso che, rispettare chi ci ama, sia una cosa doverosa e naturale. Ed è per questo che sono entrato nel suo regno in punta di piedi, senza far rumore, felice di quello che ogni volta essa mi offriva, conquistandomi con la sua bellezza, i suoi profumi, i sapori, gli odori che provenivano dall’aria e dalla terra. Nei capitoli successivi, proseguo con la descrizione degli itinerari che, come ho già detto, partono da un antefatto di vita quotidiana, per arrivare, poi, al racconto vero e proprio del percorso. I racconti sono suddivisi nelle quattro stagioni dell’anno iniziando proprio dall’autunno. Due racconti, però, si estraniano da questo filone e sono “L’INCONTRO” e “ROMEO”. In questi capitoli, faccio la conoscenza di due personaggi chiave che cambieranno completamente il senso dell’ itinerario stesso, svolgendo un ruolo fondamentale nel proseguo del racconto. Incontri inaspettati ma proprio per questo, unici. Come quello avvenuto con Rosa, anziana signora, donna arcigna, che con il suo dialetto verace racconta di come ha vissuto, tra solitudine, fatica e rinunce, la sua età di giovane contadina e di come sia preoccupata per la vita che ancora la attende. Capitolo che, in un qualche modo, si riallaccia a quello precedente dell’“Esile albero”, dove solo nel finale accenno a come la conobbi. O come quello di Romeo, arzillo settantenne, anche lui schiavo dei suoi ricordi di gioventù, in cui aneddoti, episodi d’insperata allegria e altri di profondo dolore, sono sbobinati in tutta la loro crudezza e passionalità. Persone schiette, genuine, che non finirò mai di ringraziare, perché dalle loro storie, ho ricevuto un insegnamento di vita vera e autentica. 

L’ultimo capitolo, l’ho voluto dedicare a un elemento naturale che mi sta particolarmente a cuore e cioè: l’albero. Quello che può trasmettere un albero attraverso le forme, le movenze, i suoni, sono aspetti che dovremmo “guardare” e “ascoltare” con più attenzione, percorrendo i sentieri degli Euganei. Nell’arco delle stagioni, assistiamo al suo “cambio d’abito”, meravigliandoci ogni volta di come, nonostante tutto, mantenga inalterato il proprio fascino carico di poesia. Ne “LA VOCE DEGLI ALBERI”, tutto questo diventa un’autentica ispirazione per volare con la fantasia in magiche atmosfere piene di mistero e suggestione. Pezzi di tronco che incarnano anime inquietanti, nodose radici somiglianti a dispettosi folletti, ceppi disseccati dalle strane conformazioni animalesche. Il bosco degli Euganei è anche questo. Un libro di racconti aperto a chi desidera leggerne la storia. 

Concludo il libro con delle brevi riflessioni, nate osservando e respirando la bellezza dei luoghi visitati. Istanti congelati in uno scatto e descritti attraverso l’immaginazione e i sentimenti. 
Un libro da leggere con calma, scivolando con la mente nei percorsi di questo meraviglioso Parco che ci riserva sempre e in ogni stagione, spettacoli unici e indimenticabili.



venerdì 23 ottobre 2015

COLLI EUGANEI: Emozioni d'Autunno


Caldi colori tra i vigneti




 

 



I frutti del bosco e del sottobosco

Corbezzolo

Nespola










Mazza di tamburo



Mazza di tamburo nello stadio finale di maturazione



Clitocybe gibba



Delicate visioni


Colchicum autunnale


Colchicum autunnale







"Le foglie morte s'arricciano avvicinando i bordi come una persona che si chiude in se stessa. Ma se piove o le sfiora la rugiada del mattino, si aprono di nuovo, allargano le labbra in un sorriso, come chi ha trovato la speranza." (M.Corona)       


venerdì 14 agosto 2015

COLLI EUGANEI: FEDE E SPIRITUALITA'

Nel vasto territorio dei Colli Euganei, esistono luoghi all’interno dei quali, l’anima può trovare riparo attraverso il respiro della preghiera. Luoghi arcani, mistici, dove il silenzio regna sovrano e dove fede e sacralità, si fondono in un’unica miscela di pace profonda. Lontani dai clangori della vita quotidiana, monasteri, eremi, abbazie, centri di spiritualità sono l’ideale per ritrovare se stessi vivendo in un’aura di silenzi e solitudine. Posti dove il tempo sembra essersi fermato. Mura antiche raccontano l' andar dei secoli attraverso l'opera di frati, eremiti e monaci che contribuirono a far divenire questi luoghi, meta costante di pellegrini e fedeli. L’odore del tempo si percepisce ancora ed emana quel profumo d’antico che impregna l’aria rendendola, ancor più, sacrale e invulnerabile. Tempi del silenzio e della solitudine, quindi. Luoghi nascosti, facenti parte di un mondo lontano che dovremo conoscere maggiormente. Viverli, scoprendo i loro misteri e la loro storia. Anche questo fa parte della conoscenza del nostro territorio. Un territorio, quello degli Euganei, stracolmo d’infinite bellezze paesaggistiche, arricchite anche da queste gemme, simbolo di pace e d’amore. (M.G.)

Per una più completa panoramica su luoghi di culto:


Ruderi del Monastero degli Olivetani


Ruderi del Monastero degli Olivetani  

I ruderi monumentali del monastero degli Olivetani sono situati sulla sommità del monte Venda, in un luogo impervio da raggiungere, ma di grande suggestione paesaggistica e che ancor oggi evoca un'atmosfera mistica. Nell'antichità i monti erano considerati il simbolo dell'incontro tra la terra e il cielo, tra l'umanità e Dio; la conformazione dei Colli Euganei ha ispirato per secoli l'insediamento di comunità religiose, che nell'isolamento e nella dimensione aerea delle loro cime hanno trovato il contesto ideale per condurre la vita eremitica.
"L'azzurro occhio"
Dell'imponente complesso del monastero di San Giovanni Battista del Venda sono ancora visibili parti della chiesa, la torre campanaria e la cripta, salvati dalla rovina grazie a recenti interventi di restauro. La prima testimonianza storica che attesta la presenza di religiosi sul Venda risale al 1197; si tratta di un primo insediamento eremitico fondato dal monaco Adamo di Torreglia. Alla sua morte seguirono altre esperienze di vita ascetica da parte di monaci provenienti da Santa Giustina di Padova. All'inizio del Duecento esistevano due chiese: la più antica dedicata a San Michele(scomparsa alla metà del secolo) e quella fondata da due monaci benedettini dedicata a San Giovanni Battista. Il monastero acquisì sempre maggiore importanza e prestigio, grazie al sostegno e alle sovvenzioni dei nobili Maltraversi di Castelnuovo di Teolo. Dopo la metà del Trecento il monastero visse un periodo di crisi e nel 1380 il Vescovo di Padova decise di accorpare la comunità del Venda con i monaci Olivietani, nota congregazione benedettina aristocratica. L'unione diede nuovo slancio spirituale ed economico al monastero sul Venda, che fu ampliato nelle strutture ed acquisì vasti appezzamenti fondiari. L'esistenza del monastero si concluse nel 1771 quando la Repubblica di Venezia ne decretò la soppressione e fece trasferire i monaci, mettendo all'asta tutti i possedimenti che passarono in proprietà alla famiglia Erizzo. Gli edifici divennero luogo di riparo per i pastori e caddero rapidamente in rovina.




Particolare del Monastero
Nell'autunno del 1818 i ruderi del monastero del Venda furono la meta di un'escursione del celebre poeta romantico Percy B. Shelley, il quale contemplando da questa straordinaria balconata naturale rivolta verso Oriente lo spettacolo dell'alba, scrisse i meravigliosi versi dedicati al paesaggio euganeo in cui i Colli Euganei vengono comparati a "isole fiorite" che donano conforto "nel mare della vasta angoscia" dell'animo umano. Durante la seconda metà del secolo scorso la sommità del monte Venda è stata occupata da una importante base dell'Aeronautica militare, che da qualche anno è stata dismessa e abbandonata. Nonostante la necessità di un intervento di recupero dell'area, i ruderi del monastero degli Olivetani rappresentano ancora oggi un luogo di grande attrazione e fascino.   (fonte: Colli Euganei.it)














Dagli Olivetani... al Rua


                                                                    
Eremo Camaldolese di monte Rua          

L’Eremo di Santa Maria Annunziata, è situato sulla cima del monte Rua (416 mt.) presso il comune di Torreglia, al centro dei Colli Euganei. Come riportato da alcuni documenti, la sua fondazione si deve a due eremiti appartenenti alla comunità di S.Mattia di Murano che nel 1339 ottennero il permesso dal vescovo di Padova di costruire la chiesa in memoria della Madonna. Originariamente l’eremo fu costruito in legno, ma venne ristrutturato in pietra senza stravolgere l’ambiente circostante agli inizi del ‘500 dopo un periodo di abbandono. Solo nel 1542 venne fondata la comunità dei Camaldolesi. Le imponenti mura racchiudono ben 14 celle, ognuna delle quali somigliava a una piccola casetta completa di camera per dormire e studiare, una cappella con altare, un bagno, una legnaia ed esternamente un piccolo orto recintato da un muretto. Il cancello in ferro che separa l’eremo dalla foresteria fu fatto costruire dalla famiglia dei Contarini nel 1550. Nel corso degli anni l’eremo venne ampliato, in quanto simbolo di spiritualità per tutta la zona del Veneto, finché, nel 1810, gli editti napoleonici ne ordinarono la soppressione. Solo nel 1863, grazie a Padre Emiliano fu riaperto, nonostante il saccheggio degli arredi e dei paramenti sacri perpetrato dai francesi, e ancor oggi i frati Camaldolesi abitano l’eremo in clausura. In particolari periodi dell’anno i monaci accettano di buon grado la visita di parenti e chiunque desideri godere della pace di questo affascinante luogo. 
(fonte: Colli Euganei.it)

L'Eremo del Monte Rua con la piana di Montegrotto sullo sfondo 


L'Eremo visto dal sentiero del Venda

L'Eremo del Rua


Le prime luci dell'alba, indorano l'Eremo del Rua




Abbazia Benedettina di Praglia

Caposaldo della colonizzazione agricola benedettina nell’XI secolo, ebbe importanza fondamentale nella ricostruzione e nella bonifica della campagna padovana all’alba rinascimentale, dopo il mezzo millennio di abbandono e devastazioni delle invasioni barbariche. La corte benedettina, fondata attorno al 1000 dai Maltraverso di Montebello, nel 1124 viene aggregata al monastero di Polirone. Feudo di Federico II nella prima metà del XIII secolo, diviene autonoma nel 1304. Nel 1448 viene aggregata ai Benedettini di Santa Giustina di Padova, che possedevano gran parte del territorio padovano e numerose abbazie di campagna, i quali procedono, nel 1490, ad un radicale restauro e riedificazione del monastero e della chiesa dell’Assunta, su disegno di Tullio Lombardo, come ora la vediamo. Il monastero, come molti altri, viene soppresso con le riforme napoleoniche del 1810, poi ripristinato dagli Austro-Ungarici nel 1834 e nuovamente soppresso nel 1866. Nel 1882 una parte del complesso venne dichiarata monumento nazionale, ma contemporaneamente venne chiusa al culto la chiesa e corpi secondari svenduti a privati. Nel 1904, dopo anni di trattative e acquisizioni da privati, ritorna definitivamente in mano ai benedettini che, oltre a riattivare l’importante attività religiosa, si dedicano e specializzano nel restauro di libri antichi e d’arte diventando il punto di riferimento mondiale di questa delicatissima attività.   (fonte: Magico Veneto)

L'Abbazia di Praglia vista dalla Provinciale


La bella scalinata e l'imponente facciata dell'Abbazia di Praglia


L'Abbazia vista al termine del sentiero M.delle Are e M.Lonzina


Campi dorati e nubi minacciose presso l'Abbazia


Visione solare sull'Abbazia di Praglia


Le mura antiche scivolano via tra gli alberi e il cielo


Il lungo viale alberato che costeggia le mura dell'Abbazia


Monastero di San Daniele 

La storia millenaria del Monastero si può dividere in vari periodi.
Il Monastero costruito tra il 1076 e il 1078 dai signori da Montagnone di origine longobarda, fu affidato ai monaci benedettini.
È citato in una bolla di Callisto II del 1° aprile 1123 e confermato da Innocenzo II, nella bolla del 29 giugno 1132. 
Nei primi decenni di vita il Monastero si trovò al centro di varie contestazioni sulle quali dovette intervenire addirittura il Papa, segno evidente che fin dalle origini era tutt'altro che trascurabile. 
I Monaci Benedettini ne guidarono le sorti tra innumerevoli traversie, fino al 25 febbraio 1461. Il Monastero passò poi ai Canonici Regolari del SS. Salvatore di Venezia, religiosi che seguivano la Regola di S. Agostino.
Essi apportarono notevoli ristrutturazioni e abbellimenti al complesso monastico. Il chiostro cinquecentesco è sormontato sul lato ovest da una loggetta con soffitto a volte a crociera. Il 12 settembre 1771 un provvedimento della Repubblica Veneta interveniva a limitare il numero dei monasteri nel suo territorio. Con tale decreto fu soppresso anche il Monastero San Daniele e tutti i beni incamerati furono messi all'asta.

Verso il Monastero
L'acquisto del complesso edilizio venne effettuato dall'avv. Federico Todeschini di Venezia, che diede la proprietà in dote alla figlia Elisabetta, unica erede del casato, quando sposò il conte Bartolomeo Bonomi nel 1832. Il Monastero fu allora in parte trasformato in Villa – Castello e chiamato Castello dei Conti Todeschini- Bonomi. Con la seconda guerra mondiale, la famiglia Bonomi Todeschini subì un tracollo; la Villa–Castello venne occupata temporaneamente dai militari tedeschi, poi divenne proprietà della famiglia Pescarin di Montagnana – Padova. Frattanto si profilava un periodo turbinoso per le popolazioni dell'Est Europeo e, alla fine della seconda guerra mondiale, anche il Monastero S. Rocco in Fiume fu occupato dai soldati che presero possesso delle aule scolastiche, dell'educandato e degli ambienti monastici. Le Monache Benedettine non avevano più né monastero né lavoro né pane; furono quindi costrette ad abbandonare il loro nuovo bel Monastero, costruito tra il 1914 e il 1918, e cercare una soluzione alternativa. La Madre Benedicta Cristofoli, incaricata dall'anziana abbadessa, M. Benedicta Stehle, venne nel Veneto e, con l'aiuto di Don Ambrogio Bizzarri dell'Abbazia di Praglia, ottenne di entrare in questo Monastero di San Daniele. Il 24 maggio 1948 ella ricevette le chiavi da Don Adalberto Salvadori, priore di Praglia, che celebrò la prima S. Messa della Chiesa di San Daniele. La Comunità, rimasta in attesa a Fiume, ebbe la prospettiva di approdare presto alla Villa-Castello di San Daniele per ricomporsi e riprendere la regolare vita monastica. 
Così ebbe inizio il IV periodo del Monastero: fondato per i monaci, diviene casa di preghiera per le monache, che seguono la Regola di San Benedetto. E' l'anno 1948. Quando la Comunità divenne proprietaria della Villa - Castello nel febbraio 1958 con l'appoggio di tre signori aponensi: il cav. Armido Bonato, Bruno Bordin-Galtarossa e Mario Bernabei, che si fecero "garanti" per il Monastero e, con l'aiuto di altri benefattori italiani e tedeschi, furono eseguite le costruzioni più urgenti.
Si provvide alla manutenzione degli antichi immobili, impresa difficile cui dedicò tutta se stessa M. Benedicta Cristofoli, coadiuvata da Sr. Walburga Tertan: collaborarono con incrollabile fiducia nella Provvidenza, di cui sperimentarono gli interventi e poterono constatare, assieme a tutte le consorelle e i conoscenti, che davvero: "Sul monte Dio provvede" (Gen 22,14 b). Con offerte spontanee o chieste in elemosina, con vari prestiti, sostegni finanziari, cantieri di lavoro, per i quali si prodigó con predilezione l'on. Luigi Gui. Le monache edificarono tra il 1959 e il 1960 il Coro, il Capitolo, la Foresteria e gli altri locali indispensabili per la vita della Comunità. Il refettorio e l'ala "celle" furono completati nel 1965. Nel 1972 vi furono altri interventi nella foresteria e si aprì un piccolo bar-ristoro, dove i visitatori possono rifocillarsi e acquistare vari prodotti. Notevoli furono i danni provocati dal terremoto del Friuli: colonne e archi del chiostro, soffitto della sacrestia, l'ampio corridoio del primo piano e il tetto molto danneggiati furono restaurati negli anni 1976/79. 
                                                                  
(fonte: Monastero Benedettino San Daniele in Monte)



Particolare della facciata


Interno del Monastero

Ph. di Massimo Guercini


giovedì 2 luglio 2015

Il mio angolo di poesia






OLTRE LA SOGLIA


Vorrei entrare insieme a te oltre quella soglia e correre a perdifiato verso prati freschi di rugiada, dove i sogni profumano di buono e i silenzi trasformano in attimi la nostra vita. 

Vorrei entrare insieme a te oltre quella soglia, per posare il cuore sopra i petali di un fiore e vestirmi del tuo sorriso, mentre te lo dono.

Vorrei entrare insieme a te oltre quella soglia, per riempirmi di te, del tuo Amore che, come acqua di fonte, mi disseta e mi ristora. 

Vorrei entrare insieme a te oltre quella soglia, per dirti TI AMO e lasciarmi andare alla dolcezza dei tuoi baci.

(Massimo Guercini)





                   

venerdì 12 giugno 2015

IMMAGINI E PAROLE



Fotografare gli Euganei, entrare in simbiosi con essi e stupirsi ogni volta della loro bellezza. Descriverne le magiche atmosfere, immergendosi in profondi silenzi di pace. 



Veduta dei Colli Euganei, durante la salita verso il Monastero degli Olivetani (M.Venda)


"Nell’aria tiepida d’aprile, gli inebrianti profumi della campagna m’inondano di buono il respiro e le accese tonalità di verde, illuminano di meraviglia il mio sguardo. Un senso d’ineluttabile abbandono m’invade l’animo e nel silenzio che mi circonda, ascolto immobile il fugace sussurrar della brezza che, impalpabile, accarezza il mio volto." 








Tramonto sul Gemola e sul Rusta, visti dal Pianoro dell'Orbieso


"Nel magico silenzio del tramonto, tutt’intorno diventa immobile, lontano. Tra qualche istante, gli ultimi bagliori del sole si spegneranno dietro le colline portandosi via il giorno. Assorto nell’estasi fatale delle mille sfumature che dipingono il cielo, aspetto la sera che avanza lasciandomi andare alla leggerezza della vita."  







Zona prativa verso Monte Calbarina


"Disteso sull’erba, resa dorata dai tiepidi raggi del sole, incrocio le braccia dietro la testa e rivolgo lo sguardo verso l’azzurra maestosità del cielo che si stende compatto come carta colorata. Ho voglia di prendermi un po’ di tempo, di godermi pienamente questo momento. Non ho fretta. Socchiudo gli occhi, cercando di assentare il mio corpo al fluire del tempo, ascoltando soltanto i battiti del cuore che scandiscono ritmicamente lo scorrere dei miei pensieri. C’è quiete intorno a me, un silenzio che avrei sempre voluto ascoltare. Riapro gli occhi, lentamente, appena in tempo per scorgere, da dietro il monte, l’avanzare di bianche nuvole ovattate che scivolano via leggere, vestendo il cielo di un soffice manto lattiginoso. Le osservo e idealmente mi metto a viaggiare con loro, immaginando di essere trasportato in spazi aperti dove l’azzurro stempera la sua intensità, diventando un tutt’uno con il chiarore dell’infinito."     







La pianura euganea e il Monte Lozzo visto da Villa Beatrice


"Oltre i muri di cinta c’è un mondo tutto da scoprire, lussureggiante, unico, pulsante di vita propria. Quando, i miei occhi hanno avuto modo di ammirare tanta bellezza! Tutto sembra creato secondo un disegno divino. Le colline, la pianura, i piccoli paesi sparsi qua e là; bianche masse agglomerate, abbracciate da dolci declivi e floridi boschi, con i campanili svettanti a rappresentarne l’appartenenza. Un paesaggio magico da sembrare quasi un presepio. Ecco, questa è la mia terra. Terra da vivere, terra da amare."





              

               



Presso Villa Beatrice


"Un richiamo ancestrale mi rapì quel giorno, entrando nelle antiche mura di Villa Beatrice. Di colpo mi trovai avvolto dal profumo del tempo che il vento dei secoli portava a me come dolce effluvio. In lontananza, si sentivano riecheggiare melodie di austere danze che, dolcemente, accarezzavano l'assolata pianura." 









Gli Euganei visti dal sentiero del M.Calbarina


"La bellezza dei nostri colli, la piacevolezza di viverli scoprendo sentieri immersi in una natura a volte florida a volte arida e selvaggia. Annusarne gli odori, i profumi che solleticano il naso e inebriano il respiro. Gustare fino in fondo il magico silenzio che viene a crearsi poco prima di un’alba o di un tramonto. Sensazioni uniche che ti avvolgono come in un abbraccio, uno di quelli che ti lascia senza fiato, mentre all’orizzonte altre meraviglie appaiono ai tuoi occhi."








Alba sugli Euganei visti da Casa Marina (Galzignano - PD)



"Prime luci del mattino. Dalla finestra della mia stanza osservo ancora assonnato, l’evolversi del nuovo giorno. Il sole non è ancora sorto, ma i colori del cielo iniziano a farsi sempre più caldi, coinvolgenti annunciando, di fatto, il bel tempo e il sopraggiungere di nuvole gonfie e opulente, non fan altro che dare un tocco di tridimensionalità al paesaggio, rendendolo ancora più affascinante. In lontananza, i colli sono ancora avvolti dalla scura luce del sonno, ma anche loro, fra qualche istante, saranno accarezzati dalla viva luce del sole. L’aria è frizzante, salubre. La respiro a lungo, cercando di trattenerla il più possibile nel petto. Mi piace annusarla, ha un profumo tutto suo, che non senti in altri momenti della giornata; come se, durante la notte, assorbisse gli umori della Natura e poi li sprigionasse in unica, grande sbuffata. Ecco sorgere il sole. Che lo spettacolo abbia inizio!"








Fotografie e testi di Massimo Guercini