Colori d'autunno

Colori d'autunno
“ Storie che vanno via veloci disperdendosi al vento come fili di fumo. Il fumo è testimone di un fuoco. La legna finisce, il fuoco si spegne. Rimane l’odore del fumo, che è ricordo. Del fuoco resta la cenere, che è memoria. Rovistando tra la cenere si pensa al fuoco che fu. Ricordare fa bene, è un buon allenamento per resistere e tirare avanti.” (Mauro Corona)

mercoledì 23 luglio 2014

IL CAMMINO DELLE NUVOLE


Quando il cielo si fa cupo per l’arrivo di un temporale, quando cumuli immacolati interrompono la trasparente uniformità d’azzurro, quando il sole del tramonto va spegnendo i suoi bagliori lasciandosi sovrastare dalle soffuse ombre della sera, il mio sguardo si rivolge verso l’alto a contemplare il cammino delle nuvole, a osservare la loro evoluzione, il loro incedere silenzioso.


E’ un mistero, quello delle nuvole, in cui la natura mette in risalto tutta la sua meravigliosità, riuscendo sempre a sorprendermi e a farmi sognare. E questo succede ogni volta. Ogni volta che guardo il cielo, rimango affascinato nell’ammirare questo fenomeno naturale che avviene sopra la mia testa. Le nuvole sono l’istantaneità, la leggerezza della vita. E’ qualcosa d’infinito, che va al di là dell’immaginazione. E’ l’eterea spazialità, l’incomparabile bellezza, il sublime trasporto verso l’ignoto. Nuvole che vanno libere nel cielo come i pensieri. Nuvole che si rincorrono, si sfiorano, si uniscono, si dividono per poi riunirsi un’altra volta fino a creare contorni, figure, che solo la fantasia riesce a materializzare e a rendere vivi ai miei occhi. Bianche masse pulsanti che sembrano invitarmi al loro gioco. Ed io, con animo bambino, accolgo l’invito, divertendomi a immaginare la forma della prossima evoluzione. E le correnti continuano a incitarle, a sospingerle, a renderle leggere, vaporose, malleabili, cambiando in continuazione il loro aspetto che via via si espande, si alleggerisce, mischiandosi, alla fine, con il profumo dell’aria e ai colori del cielo. A volte il cambiamento è così veloce e repentino, che non basta il tempo di uno sguardo per accorgersi della trasformazione. E’un istante, l’emozione fuggente di un attimo che lascia in noi il dolce sussurro di un’immagine che di colpo sfuma e si cancella. E’ bello vederle quando si abbassano a lambire i monti e le pianure trasformando il paesaggio in un presepio irreale, lontano, o quando assorbono le tonalità del tramonto divenendo ampie striature colorate che cavalcano il cielo di calde e poetiche sfumature; o quando ancora, intrise di pioggia, si lasciano andare a copiosi pianti che bagnano prati, fiori, campi, strade, in un trasparente alone di malinconia che pervade, di conseguenza, anche il nostro animo.


Nuvole leggere, nuvole opprimenti, nuvole lontane, nuvole gentili, nuvole arrabbiate, nuvole pazze, nuvole esilaranti, nuvole paurose, nuvole roboanti, nuvole veloci.

Disegni in cielo

In quanti modi le potremo classificare. Nelle nuvole possiamo identificare uno stato d’animo, cercando di realizzarlo attraverso le loro forme oppure possiamo considerarle come principali interpreti di un racconto e con esse viaggiare per mondi lontani. 
Ricordo l’estate con i suoi temporali. Da ragazzino, mi piaceva un sacco assistere, da dietro i vetri della finestra, alle molteplici evoluzioni del cielo e al continuo andirivieni delle nuvole che trasformavano il loro aspetto man mano che il tempo migliorava. Da cupe e minacciose, sfumavano in tonalità più leggere e rassicuranti. Quando, finalmente, l’azzurro allargava il suo chiarore tra il grigiore funereo del cielo e i primi raggi di sole davano risalto alle bianche montagne di cotone, il mio sguardo s’illuminava di felicità. Quelle nuvole vaporose erano così vicine, che pareva di toccarle con un dito. Allora me ne uscivo, a respirare l’aria pura. La sua brezza, mi accarezzava dolcemente il viso e tutt’intorno, aleggiava un profumo di pulito che rendeva ancora più nitido il paesaggio. A vedere quell’enorme massa cumuliforme, l’istinto mi suggeriva di allungare il braccio e coglierne un pezzettino. L’illusione, però, durava un attimo, quanto bastava per rendermi conto che, all’interno del mio palmo, stringevo solo aria. Quel pezzo di nuvola, che credevo possedere tra le mie mani, era invece scivolato via, silenzioso, furtivo. D’altronde, come sarebbe potuto appartenermi, il suo posto era di stare lassù tra l'azzurro infinito. Deluso, rivolgevo lo sguardo in cielo che nel frattempo si era tinto di cobalto. La grande nuvola stava ancora là, integra, paffuta, avvolta nel suo candido biancore, a proseguire tranquilla il suo aulico cammino.




"L'uomo libero è come una nuvola bianca. Una nuvola bianca è un mistero; si lascia trasportare dal vento, non resiste, non lotta, e si libra al di sopra di ogni cosa. Tutte le dimensioni e tutte le direzioni le appartengono. Le nuvole bianche non hanno una provenienza precisa e non hanno una meta; il loro semplice essere in questo momento è perfezione." Osho Rajneesh


Il cielo si apre al lento andar di bianche nuvole



Una carezza



Nuvole blu al calar della sera



Lingua di fuoco



Batuffoli dorati



Il cielo s'incendia al tramonto



Profili 



           In cerca di luce


  
GUARDA IL VIDEO FOTOGRAFICO "IL CAMMINO DELLE NUVOLE"




Le volte in cui mi trovavo a osservare le nuvole, mi sono sempre chiesto se fossi stato all'altezza di comporre dei versi da dedicare a questo etereo fenomeno meteorologico. Un giorno, mentre percorrevo un sentiero sugli Euganei, giunsi in uno spazio aperto, privo di vegetazione, una splendida posizione da cui si poteva godere tutta la bellezza della pianura fino alle Prealpi Venete. Il tutto veniva enfatizzato ancor di più dalla limpidezza del cielo e da qualche nuvola solitaria che macchiava di bianco l’intenso azzurro. Mi sedetti sull’erba ancora umida del mattino, con lo sguardo fisso all’orizzonte, ad ammirare tanta bellezza. Quelle nuvole solitarie che sembravano appese in cielo continuavano, però, ad attirare la mia attenzione. Decisi così di scrivere qualcosa. Presi un pezzo di carta, un briciolo di matita che portavo sempre nello zaino ed iniziai. Quello che ne venne fuori, furono questi pochi versi che scaturirono spontanei dal cuore e come tali ve li riporto.






Dedicato a chi si diverte ancora a osservare le nuvole


sabato 12 luglio 2014

Il mio angolo di poesia



Quando nei mille perché della vita non riesci a trovare le giuste risposte, il tormento, la rabbia, ti attanaglia l’anima provocando dentro di te una sensazione d’inutilità e abbandono. Ti senti ucciso nei tuoi sentimenti più profondi, spogliato della tua persona. Paure e incertezze aumentano senza che tu possa trovare il modo di ritornare a galla. Sei di fronte a un conflitto interiore dal quale non riesci a uscire. Rimani inerte, non sai cosa fare. Qual'è, allora, la soluzione? Fuggire forse dalla realtà e rinchiudersi nel proprio recinto? No. Rifugiarsi nel passato non avrebbe senso, costruire un nascondiglio per tanificarsi al proprio interno, non servirebbe a niente. Allora cerchi di guardare avanti, di trovare un sentiero senza ostacoli dove camminare liberamente, in compagnia della tua vita. Nonostante i tuoi sforzi, però, ti rendi conto che  sei ancora lì, in cerca di risposte certe dove basare le tue scelte, il tuo futuro. Vedi soltanto il nulla. Quel nulla che non sa darti pace.

venerdì 4 luglio 2014

LA NATURA NELLA FOTOGRAFIA IMPRESSIONISTA


Alberi di pesco

Catturare uno stato d’animo componendo colore e luce 

Da tempo sentivo l’esigenza di trovare un’alternativa al modo tradizionale che avevo di fare fotografia. Andavo alla ricerca di una tecnica che mi permettesse di esprimere liberamente i miei pensieri, senza l’obbligo di stare attaccato alle comuni regole del buon fotografo; una tecnica in cui potessi dar sfogo alla fantasia, all’immaginazione, usando la macchina fotografica come strumento traduttore dei miei stati d’animo. Lo stato d’animo è uno stato della mente, una risposta emotiva alle cose che si vedono, si sentono o a un’esperienza vissuta. Ed era questa l’atmosfera che volevo catturare e fare mia attraverso le emozioni, le sensazioni di un momento. Incominciai, così, a navigare sui siti web alla ricerca di qualcosa che stimolasse il mio interesse. Un giorno, mi capitò di fermarmi su uno che parlava di “Fotografia Impressionista”. Non ne avevo mai sentito parlare prima ma, lette le prime righe, fui subito attratto dall’argomento. Tempi di esposizione, diaframmi, profondità di campo, tutto diventava una conseguenza di quello che avrei desiderato raccontare. Mi ci rispecchiai perfettamente. Finalmente avevo trovato la strada da percorrere. Lessi in un solo colpo tutto quello che vi era scritto, rimanendo folgorato da alcune immagini scattate dalla fotografa impressionista Eva Polak la quale, descrivendo il suo percorso fotografico, spiegava come era arrivata a scoprire questa tecnica così singolare e umorale che, da un giorno all’altro, l’aveva portata a cambiare il suo modo di vedere (e vivere) tutto ciò che la circondava. Le sue foto sembravano quadri. Riguardavano, soprattutto, la natura rappresentata nei suoi elementi più significativi: alberi, fiori, uccelli, acqua. Immagini che mi portarono alla mente i dipinti di Monet, Renoir, Degas, artisti che interpretarono l’arte dell’impressionismo di metà Ottocento, in maniera sublime facendo apparire i loro quadri come vere e proprie opere emozionali. Questa, infatti, è una tecnica fotografica che non dà spazio al dettaglio, ma all’emozione finale; perché solo guardando con gli occhi del cuore, si ha la reale visione di quello che l’autore voleva esprimere in quel momento. Luce, colore, tonalità, angolo di ripresa, composizione; ogni elemento aggiunge all’immagine pennellate all’atmosfera e alla sensazione che percepiamo quando guardiamo una fotografia.

Albero d'ulivo

Soprattutto il colore che, usato efficacemente, può esprimere la giusta emozione e creare uno stato d’animo. Ma, ritornando all’esperienza della nota fotografa, ecco cosa lessi da una pagina del suo sito:"… quel pomeriggio ho deciso di dimenticare tutti i concetti e le regole della fotografia tradizionale e mi sono concessa il permesso di sperimentare. E’ stata l’esperienza più liberatoria della mia vita. Improvvisamente non ci sono regole da rispettare, nessun errore, nessun fallimento, solo nuove possibilità e nuove scoperte. Con questa libertà di espressione appena conquistata, ho provato piacere nello scattare fotografie più di quanto non l’avessi mai provato prima e arrivata a casa ero entusiasta delle scoperte che avevo fatto. Quella sera davanti al computer, mentre stavo rivedendo le mie foto, ho capito che non solo avevo scoperto nuovi modi di fare fotografie ma anche, per la prima volta, ero stata in grado di esprimermi attraverso la fotografia. Questo è stato. Questo era quello che volevo fare”. Alla fine capii che fotografare, nel mio caso, la natura, non voleva soltanto dire rispettarne l’immagine pura e semplice, ma immaginarla e interpretarla anche con estro e fantasia. Era ricercare, estrapolare, dare un’espressione nuova alle sue forme e ai suoi colori. Seguendo gli appunti che mi ero annotato su un block-notes, provai timidamente a intraprendere questa nuova tecnica. Come in tutte le cose, i primi risultati non furono subito all’altezza delle mie aspettative, anzi furono un disastro. Avevo difficoltà a trovare il giusto rapporto tempi/diaframma/iso e l’immagine che ne scaturiva era o troppo scura o troppo chiara. Non riuscivo ad ottenere il giusto equilibrio tra luce e colore. Il primo pensiero che mi passò per la testa fu quello di dirmi: “Ma chi me lo fa fare”, poi, però, iniziai pian piano a capire il meccanismo e qualcosa di buono venne fuori. Anzi, senza volerlo, uscirono alcune foto molto particolari che neanche m'aspettavo: davano il senso del “surreale”, quasi un’estremizzazione dell’impressionismo stesso. A questo punto mi lasciai andare, cercando di usare la macchina fotografica come mezzo di divertimento e non per ottenere a tutti i costi l'assoluto risultato. Non so ancora se l’esito che ho raggiunto mi possa soddisfare o meno, sono ancora alla ricerca di un mio stile e strada da fare ne ho ancora molta. Comunque ho capito, che l’importante è usare la macchina fotografica secondo quanto l’istinto mi detta in quel momento, sperimentando liberamente forme, colore e luce; perché è proprio al suo interno che sono racchiusi i miei futuri “capolavori”.

Chiome d'albero

Verde mare

Tra cielo e terra

Camminando lungo il viale

Papavero



NATURA  ASTRATTA