Colori d'autunno

Colori d'autunno
“ Storie che vanno via veloci disperdendosi al vento come fili di fumo. Il fumo è testimone di un fuoco. La legna finisce, il fuoco si spegne. Rimane l’odore del fumo, che è ricordo. Del fuoco resta la cenere, che è memoria. Rovistando tra la cenere si pensa al fuoco che fu. Ricordare fa bene, è un buon allenamento per resistere e tirare avanti.” (Mauro Corona)

venerdì 19 dicembre 2014

AUGURI!

A TUTTI VOI, AUGURO UN BUON NATALE E UN FELICE ANNO NUOVO!

Calaone

A tutti voi che entrate in questo spazio per leggere e condividere le mie emozioni, auguro di cuore un autentico e sereno Natale.  Grazie  

To all of you who came into this space to read and share my emotions, I warmly wish an authentic and peaceful Christmas. Thanks



domenica 7 dicembre 2014

GEOMETRIA CAMPESTRE


Una cosa che mi ha sempre affascinato e incuriosito, percorrendo i sentieri dei Colli Euganei, è quella di osservare dall’alto la composizione dei campi, la logica con cui essi sono strutturati, le loro forme, i loro colori che cambiano e si modificano con il passare del tempo e delle stagioni, assumendo tonalità che ogni volta realizzano una superba scenografia visiva. Forme rigorose, ordinate, tracciate con scrupolosità quasi maniacale. Come tasselli di un puzzle, s’incastrano l’un l’altro alla perfezione, formando una distesa di piccoli rettangoli che uniti tra di loro danno origine a un immenso oceano di perfette geometrie campestri. Visti nell’insieme appaiono come quadri unici dipinti da chissà quale pittore, curati nei minimi particolari tanto da trasmettere un senso profondo di bellezza e armonia. Ogni qualvolta mi metto a osservare tali opere il mio sguardo ne è rapito. Non posso fare a meno, però, di pensare alle innumerevoli generazioni di uomini che, a suon di badile e vanga sono riusciti, con la sola forza delle braccia, a coltivare queste terre e a farle diventare rigogliose e redditizie. Coltivazioni di vigneti, uliveti, semplici terreni incolti, ancora bruni e dissodati, piantagioni di frutteti digradanti verso la pianura, ampie zone verdeggianti che si fondono con le eteree sinuosità delle colline in un dolce saliscendi che si integra perfettamente con le più alte cime dei colli. Questo è il fantastico scenario che Madre Natura mi offre ogni volta che percorro i sentieri incontaminati degli Euganei. Natura pura, cristallina, dove tutto ha una sua proporzione, una sua uniformità e dove tutto testimonia la grandezza di Chi l’ha creata.





TERRE BIANCHE

Autunno 


DALLA CIMA DEL M.CEVA

Autunno 


Primavera


DAL SENTIERO DI M.CECILIA


Autunno


Autunno


Primavera


DAL SENTIERO DI M.CERO


Autunno


Autunno 



Autunno


Autunno


Primavera 


Primavera 


Primavera


Primavera


Primavera


Primavera


Estate


Estate


Estate


Estate


DAL SENTIERO DI M.FASOLO

Primavera


Primavera


Primavera


Primavera


Primavera


Primavera


CALAONE

Inverno


“Preparare dei terreni può essere considerato un'arte 
liberale, una specie di poesia e pittura.” 
                                                                                                            W. WORDSWORTH

mercoledì 5 novembre 2014

MAGIA D'AUTUNNO



Ecco l’autunno, con i suoi colori, le tenui sfumature, i profumi acri di terra e sottobosco e quelli dolci e soavi d’uva matura e di generoso mosto; l’autunno, dove la natura si veste di calde tonalità, dove le prime nebbie che si posano impalpabili sui nostri sguardi, ci riempiono l’anima di nostalgiche emozioni. Una domenica d’ottobre, mentre percorrevo l’ampio pianoro del Mottolone, fui rapito proprio da quest’avvolgente atmosfera che si stava pian piano creando. Un’atmosfera carica di umida meraviglia, di mistica ebbrezza, unita a colori e umori che catturarono i miei sensi.

Atmosfera autunnale
Giunto alla sommità del pianoro, mi fermai a osservare le velate e morbide evoluzioni di nuvole basse e lattiginose che in quel momento coprivano come un candido manto, la pianura e le vicine colline. Solo la sagoma dei monti Cero, Castello, Cecilia, Rusta, Venda, fuoriusciva imperiosa da quell’immenso oceano di latte. In lontananza, la sommità di un campanile veniva ogni tanto a galla, inghiottita dalla coltre biancastra che, mossa dal respiro del vento, la faceva poco dopo riapparire, come in un magico gioco. Nel silenzio che mi circondava, continuavo a godermi quello spettacolo che stava svolgendosi davanti ai miei occhi. Lingue di polvere bianca s’inerpicavano lentamente tra i dolci pendii di colline e monti avvolgendo in uno sfumato biancore, alberi, viti, raccolti, abitazioni, trasformando così il paesaggio in un irreale scenario metafisico. Ero appena all’inizio dell’itinerario e avevo ancora molta strada da fare, ma quel momento era così fatato e intriso di mistero che fu impossibile non fermarsi per assaporarlo. Chiusi gli occhi respirando i profumi di stagione che si spandevano nell’aria e che il vento portava a me sotto forma di delicate essenze. Ascoltavo quella sinfonia di pace che si diffondeva nell’aria come una melodiosa armonia.

Il Monte Cero ed il Castello avvolti dalla bianca coltre

Nel frattempo, scattai alcune foto e feci la conoscenza di un signore che, munito di cavalletto e macchina fotografica, immortalava pure lui lo spettacolo. Dopo avergli chiesto alcuni consigli di carattere tecnico, proseguii nell’itinerario accompagnato dal rumore scrocchiante dei miei passi che calpestavano le foglie ormai ingiallite e secche. Le nuvole, intanto, si stavano lentamente diradando e lasciavano spazio a velati squarci d’azzurro. Una luce metallica, irreale, irradiava il paesaggio circostante, cambiandone l’aspetto e il colore.

Impossibile non immortalare tanta bellezza
La bellezza arcana ed eterea, fin qui ammirata del paesaggio, s’interruppe più avanti dando spazio a lunghi tratti di umido sottobosco. Una fitta natura verde e selvaggia copriva letteralmente il cielo rendendo l’ambiente scuro e misterioso. Solo la voce tranquilla e cristallina di un ruscelletto d’acqua sorgiva, che costeggiava il sentiero, riusciva a rompere quell’oasi di pace; una voce flebile, appena accennata, quasi timorosa di disturbare il suono cadenzato dei miei passi. Ad un tratto m’accorsi che, in un punto discostato dal sentiero, vi era una tabella di legno sorretta da un paletto, con su incisa questa frase: ” Chi chel monte ghe piase, passa e tase. La vista xe bea, sta in bolla, tien le man in scarsea.” La lessi accennando a un lieve sorriso, essendo pienamente d’accordo con quanto c’era scritto. Dopo aver affrontato una salita di media pendenza, mi trovai in un tratto pianeggiante dove, a lato del sentiero, erano posti, distanziati tra di loro una decina di metri, dei punti di “meditazione” a ricordare la Via Crucis di Gesù Cristo. Una croce di legno, con attaccata un’immagine raffigurante la stazione e un piccolo rosario appeso, dava l’occasione, a chi passava, di fermarsi e dare spazio ai propri sentimenti. Ne approfittai per una breve sosta.


Ripresi il cammino e, dopo alcuni metri, dove la salita si era fatta più ripida, arrivai in un punto in cui il sentiero mi dava finalmente modo di respirare, grazie alla costante discesa che portava alla bella vallata di Calto Callegaro. Costeggiando abitazioni e ampi appezzamenti di terreno, che la mano esperta dell’uomo aveva reso fertili e produttivi, mi trovai a percorrere un ampio tratto pianeggiante che attraversava coltivazioni di vigneti e ulivi. L’improvviso abbaiare di un cane, mi fece trasalire, immerso com’ero nei miei pensieri. Correndo avanti e indietro, mi accompagnò con il suo latrare per tutto il tratto di sua competenza terminando le sue rimostranze solo dopo che ebbi deviato il mio cammino verso una salitina che mi avrebbe portato sui vegri meno conosciuti del Monte Orbieso. Ripresi a salire su una pendenza meno elevata ma costante. M’inoltrai nuovamente nel sottobosco in un comodo e ampio sentiero luminoso. I raggi del sole, infatti, prendendo coraggio, iniziarono a perforare l’intricata vegetazione, mitigando l’aria e costringendomi, dopo poco, a togliermi qualche indumento. Guardai l’ora, era quasi mezzogiorno. Arrivai così, con passo sicuro e per niente stanco, a percorrere il piccolo e stretto viottolo che segnava gli aperti e ameni prati del Monte Orbieso. L’esteso panorama, leggermente offuscato da una nebbiolina autunnale che mi portava alla mente fumanti caldarroste, patate americane abbrustolite e vino novello, mi dava la possibilità di ammirare, questa volta sgombre da nubi, le principali cime dei colli circostanti. La piana di Monte Fasolo si distingueva chiara e inconfondibile sorvegliata alle spalle da sua maestà il Venda che le faceva da sentinella.


La piana di Monte Fasolo con alle spalle il Venda

Più lontano le forme arrotondate del Cero e del Castello, con il paesino di Calaone a frapporsi tra loro, accompagnavano quella più dolce e aggraziata del Gemola che, invece, faceva intravedere Villa Beatrice accoccolata tra la verde vegetazione. Anche il Monte Rusta non voleva mancare all'appuntamento, fiero e maestoso come sempre. Sebbene fossero immersi dalla luce fredda e opaca dell’autunno, i colli lasciavano intravedere tutto il loro fascino, il loro mistero. Pensai, ora che ero al termine dell’itinerario, a quello che avevo visto la mattina, appena partito. Impressa negli occhi, c’era ancora quell’atmosfera primordiale, velata di etereo romanticismo in cui passato e presente si univano in una sorta di mistica bellezza, anche in un periodo come questo, ricco di fascino transitorio, che accompagnerà le nostre giornate a quelle più rigide e austere dell’inverno.

Il Monte Rusta e le coltivazioni a Monte Fasolo

COLORI  ED  EMOZIONI  D'AUTUNNO

Escursione tra i Vegri del Mottolone e dell'Orbieso


Nuvole che sembrano zucchero filato si spandono morbide sulla pianura 

Monte Cecilia e Monte Rusta

Vegro del Mottolone

Silhouette d'autunno

Luci soffuse sulla pianura di Arquà

Un muro bianco si erge compatto dividendo in due il paesaggio

Filari di vite colorati attendono che s'alzi il sipario sugli amati colli

Scorcio fiabesco sugli Euganei

Il Cero e il Cecilia si elevano dall'immenso mare bianco

Poetica emozione

Colline sospese


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L’autunno porta con sé il ricordo di una stagione generosa, colori, sensazioni, profumi, raccolto, tutto parla della bellezza della terra, della meraviglia della natura.
 Stephen Littleword